San Nicola di Bari Ferula di Reggio Calabria

San Nicola da Bari

Giornata Europea del Patrimonio

Mileto 26 settembre 2004

Ogni intervento di restauro - si sa - è un caso a se stante.
Pur se la metodologia e i materiali si ripetono, ogni manufatto ha una sua storia, un suo vissuto che lo differenziano, anche dalle eventuali repliche, copie o diversi esemplari. Questo è proprio il caso delle argenterie che, come è noto, spesso sono prodotti in serie, cioè su calchi, eventualmente diversificati nella decorazione, ma sostanzialmente riproducibili. Anche davanti a due manufatti ricavati dalla stessa forma l' intervento di restauro sarà sicuramente diverso, dato che questo dovrà soprattutto fare i propri conti con il vissuto dell' opera, il luogo dove è stata custodita, gli interventi che ha subito e tante altre cose.
Il restauro del San Nicola di Bari di Mileto è iniziato nel mese di marzo del 2004 ed è durato tre mesi, concludendosi nel mese di giugno.

- Stato di conservazione
Al momento del ritiro la scultura era collocata nel Museo Statale, nella sala del secondo piano dedicata ai manufatti argentei dell' età moderna dell'illustre diocesi di Mileto. Prima essa era custodita nell' attigua cattedrale.
L' esame ravvicinato dell' opera ha evidenziato una discreta conservazione dal punto di vista del materiale, anche se in più parti le lamine presentano lesioni e fratture, in parte pertinenti a una sorta di rimanipolazione dell' opera, e tracce di passati interventi di conservazione ed abbellimento.
In sintesi la scultura mostra:
- segni di un riassemblaggio antico
- completa ri-doratura e ri-argentatura del pastorale
- tracce di un intervento di pulitura più recente
- tracce di una verniciatura con vernici sintetiche
- pulitura, il consolidamento e il ritocco della base lignea.

L' intervento di pulitura, verniciatura e restauro dell' opera sono documentati nel Laboratorio di restauro della Sopraintendenza, dove la scultura è stato oggetto di un primo restauro negli anni Novanta in occasione dell' inaugurazione del Museo.
I materiali utilizzati per questo intervento sono quelli dettati dalla pratica del restauro moderno, dunque reversibili.

La ri-doratura e ri-argentatura del pastorale, invece, sono state eseguite secondo i criteri industriali e tale intervento è databile attorno agli anni Settanta del Novecento. Il procedimento utilizzato è stata la nichelatura dell' intero manufatto con apparecchiature galvaniche e quindi - purtroppo - irreversibile per un corretto intervento di restauro.

La rimanipolazione della scultura, con la conseguente parziale ribattitura delle lamine risulta realizzata artigianalmente e ne sono segni visibili le fratture e le saldature, che nel modo in cui sono visibili certamente non possono essere addebitate all' argentiere che ha realizzato la statua: Nicola De Blasio, appartenente a una delle famiglie di argentieri più esperte di Napoli e del Regno. Con molta probabilità questo intervento di ricomposizione è stato causato da eventi traumatici, quali una caduta accidentale o forse, e più verosimilmente, dal funesto terremoto del 1783 che distrusse l' antica cattedrale di Mileto e l'intera cittadina.

Tecnica di esecuzione 
Della perizia dell' argentiere ne è testimonianza interessante la tecnica di esecuzione della scultura che si apparenta a quelle più perfette della statuaria d' argento napoletana.
La base è in legno intagliato, a forma di tronco di piramide modanato nel perimetro e negli angoli, e su questa è sistemato il busto metallico interamente realizzato in lamine d' argento, mentre le mani e il volto sono eseguiti per fusione.
Ognuna delle parti che compongono questo busto è lavorata separatamente ed è stata unita nel montaggio finale tramite viti con piccoli bulloni a '' farfalla ''. Sono sicuramente presenti delle saldature non visibili ad occhio nudo, dato che gli argentieri di una volta erano molto abili a nascondere i punti di sutura tra le pieghe o le attaccature dei capelli.

La tecnica dello sbalzo delle lamine metalliche è molto antica e sin dalle origini della storia è specificatamente utilizzata per i materiali preziosi.
Nell' arte sacra cristiana essa è utilizzata per tutte le suppellettili liturgiche e per il suo utilizzo nei reliquiari passa alla tecnica delle sculture.
La tecnica consiste nello sbalzare, cioè martellare con opportuni utensili, una sottile lamina di metallo su una forma.
La ''lastra'' o ''pancia'' d'argento era precedentemente ottenuta martellando con andamento radiale una piastra metallica, riscaldandola ripetutamente per accrescerne la duttilità.
Il lavoro di sbalzo, specificatamente artistico, cominciava tracciando il disegno della parte da realizzare sulla lamina che poi veniva posta su un supporto cedevole. Quest'ultimo era costituito generalmente di pece e l' argentiere colpiva la lastra dal rovescio con appositi martelli in legno o corno di bufalo con testa sagomata. Con tale sistema si realizzavano i volumi desiderati. Alcune volte tali operazioni erano eseguite su modelli preparati da scultori.
Effettuata la prima fase di abbozzo e tolte le parti di metallo non necessarie, la lastra veniva ingabbiata in una massa compatta di pece mista a scagliola per iniziare l' operazione di cesello.
Il cesello si esegue tramite strumenti adatti, metallici e appuntiti, che realizzano la decorazione stabilita, riproducendo e perfezionando particolari anatomici come gli occhi e imitano le stoffe negli abiti.
Le sculture più antiche sono interamente realizzate a sbalzo, eseguito su lamine molto spesse, anche nei volti e nelle mani.

La scultura di Mileto, per quanto è stato possibile esaminare, sembrerebbe che abbia la testa e le mani realizzate per fusione.
La fusione è anch'essa una tecnica antica, ma nella statuaria sacra cristiana rientra in capo nel Seicento. Consiste nel creare una controforma di cera su un modello scultoreo che viene ricoperta da terra refrattaria che ingloba dei canali di scolo per la cera la quale si scioglie mentre si versa il metallo tramite opportuno colatoio, per sostituire la controforma di cera.
E' difficile stabilire a volte questo processo, giacché sbalzo e fusione hanno esiti molto simili sulla superficie a vista.
Le lamine lavorate e le fusioni realizzate vengono assemblate per dare al manufatto la forma finita, tramite viti o termicamente, cioè saldando con lo stesso materiale delle lamine. Composta la forma, l' argentiere passa alla rifinitura ultima che, con l' ausilio di polveri abrasive e poi lucidati, rende le superfici brillanti e nasconde gli eventuali eccessi della saldatura. In questa fase si correggono i raccordi decorativi a cesello tra le varie lamine.

Per la rifinitura e la decorazione delle superfici della scultura di Mileto sono state impiegate in misura minore altre tecniche dell' argenteria. La punzonatura, per rendere l' effetto della stoffa lavorata e specie sulla tunica quadrettata di San Nicola. L'incisione, che è molto simile al cesello, ma spesso utilizzata per effettuare decori o perfezionare i particolari anatomici come occhi, labbra e orecchie.

La scultura di Mileto ha inserti in rame dorato, come lo spillone sulla mitra, le croci greche del pallio, il riccio del pastorale - che invero potrebbe essere che per il fatto di essere stato nichelato è oramai inverificabile a occhio nudo - , il medaglione porta reliquiario, il libro e le tre sfere d' oro.

Nel medaglione porta reliquiario è custodito il reliquiario vero e proprio, realizzato in argento e cristallo, sigillato sul retro da un bollo vescovile in ceralacca.
Sulla prima teca è incisa la data 1784 che potrebbe essere relativa all' intervento di ricomposizione che si è detto prima.

- Intervento di restauro
Il primo stadio dell' intervento di restauro è consistito nel distacco della scultura dalla base lignea. Operazione che ha permesso di verificare le diverse tecniche di lavorazione del busto, poiché ha permesso di vedere direttamente le lamine dall' interno.
L' osservazione diretta ha testimoniato il lavoro di sbalzo per le superfici del manto e delle vesti e il lavoro di fusione per la testa e le mani. Interessante il particolare della chiusura dei volumi di fusione delle mani, dettaglio che non si riscontra molto spesso in tali lavori e forse è una soluzione empirica onde evitare depositi di sudicio all' interno e comunque per favorire l' attacco della stessa parte al resto del busto.
Si è proceduto ad eseguire dei test di pulitura che hanno confermato la presenza di una verniciatura sintetica, come sulla fronte del santo.
Sul volto del Santo, inoltre, una volta rimossa la mitra, si è avuto modo di constatare l'iscurimento della vernice sotto gli agenti atmosferici e la luce, giacché la superficie protetta dal copricapo ha mostrato tutta la sua brillantezza. Sotto la vernice, una volta che si è proceduto alla sua rimozione, sono stati riscontrati residui di cloruri di rame concrezionate con polveri, specie nelle zone più nascoste delle pieghe e nella mano sinistra, dove molto evidente è il deposito di polveri.
Molti erano i solfuri d' argento a chiazze nere localizzati specialmente negli interstizi e nelle zone più intensamente trattate a cesello.
Le stesse ossidazioni erano sulle superfici di rame dorato, specie sul retro. Per quanto riguarda questi elementi realizzati in rame, sono presenti anche piccole perdite della doratura, come sullo spillone della mitra.

Queste concrezioni escludevano per la pulitura l' uso di mezzi meccanici per non graffiare la superficie.
Si è prestata molta attenzione alla differenziazione del trattamento originario delle superfici, rispettando il giusto bilanciamento tra le parti lisce più brillanti e quelle più lavorate e chiaroscurate.

A pulitura ultimata gli elementi della scultura sono stati verniciati singolarmente con della vernice appropriata e dopo l' asciugatura si è proceduto al riassemblaggio dei pezzi prima rimossi.
I bulloni originali sono stati puliti e disossidati e riutilizzati nel riassemblaggio finale, mentre sono stati sostituiti quelli di restauro, alcuni dei quali realizzati in legno, ed altri con viti autofilettanti.
Il busto è stato ricomposto sulla sua base e questo intervento ha concluso il restauro.

Ferula di Reggio Calabria


- Scheda Descrittiva

Città: Reggio Calabria
Luogo di Conservazione: Cattedrale (Tesoro)
Oggetto: Riccio di Bacolo ( Ferula)
Materia: Argento fuso, sbalzato, cesellato, in parte dorato e smaltato.
Oggetto: cm 58 ca.
Iscrizioni: Sul nodo: <<Archepiscopus antonius di riccius>>
Epoca: sec. XIV, attorno alla metà
Autore: Argentiere Napoletano

Restauro a cura della Soprintendenza per i beni AA. AA. AA. SS. della Calabria

Direzione dei Lavori: Dott.ssa Rosanna Caputo
Restauro: Sandro Prandina

Anno : Febbraio- Marzo 1999

- Stato di conservazione

Esame visivo. Il manufatto è composto da elementi d' argento, lavorati separatamente, montati e tenuti assieme tramite incastri realizzati nello stesso pezzo. La cesellatura, la doratura e la smaltatura sono state eseguite, singolarmente, prima del montaggio, perchè non sono presenti doppie colorazioni o decorazioni cesellate in continuità, né tanto meno si sono riscontrate sbavature degli smalti sui pezzi argentei posti nelle immediate vicinanze. La montatura originaria, dunque, avveniva senza nessuna saldatura aggiuntiva, tranne quelle necessarie per la tenuta dell' elemento tubolare, costituente la ferula vera e propria, oggi non visibili per la totale smaltatura che ricopre il metallo.

Strutturalmente e tecnicamente l' opera non presenta danni notevoli. L' argento è costituito da una buona lega e un'ottima tenuta è    ancora garantita dalle dorature, realizzate a fuoco, e dagli smalti opalescenti, messi in opera con un procedimento affine al cloisonné. Per questi ultimi, del resto, va notato che le mancanze, quantizzabili circa al 4%, sono dovute non tanto a difetti della tecnica esecutiva, ma a probabili urti ovvero a una non sempre idonea conservazione. Alle stesse cause, con molta probabilità, va ascritta anche la perdita dei ganci di montaggio di due pinnacoli, la cui assenza rende al momento poco stabile la tenuta del nodo e soprattutto della calotta che chiude superiormente l' insieme, nascondendo alla vista tutto il sistema di ancoraggio. Questa mancanza, in sostanza, è il danno più pericoloso e che attenta alla tenuta dell' opera nel tempo. Vanno poi segnalate, sugli stessi pinnacoli, tracce di un' antica saldatura a stagno, eseguita in un antico intervento messo in opera per la riparazione del danno testé ricordato. Tracce di collanti emergono sui profili di alcune statuette del nodo.
Più appariscente che reale, invece, il deterioramento dovuto allo spesso strato di sudicio che ottunde l'argento e gli smalti, anch'esso causato da una cattiva conservazione dell'oggetto e da puliture poco omogenee eseguite in tempi non molto lontani.

Fasi di restauro - Smontaggio. La prima operazione eseguita è consistita nello smontaggio degli elementi metallici costituenti la ferula.
Pulitura. L' operazione si è conclusa a rimozione completa dello sporco e quando gli smalti hanno mostrato più vividamente i caratteri originari.
Fasi di restauro - Verniciatura. A pulitura ultimata i singoli pezzi sono stati verniciati a spruzzo. L' operazione è stata preceduta da una lucidatura manuale dell' argento.
Fasi di restauro - Rimontaggio. Il rimontaggio del manufatto è stato eseguito dopo la pulitura del montante interno di ferro e la sua verniciatura. Necessariamente è stata predisposta la sostituzione dei perni in ferro che sostengono, tramite l' occhiello, i rilievi del nodo e la rimessa in opera dei ganci mancanti ai due pinnacoli. La prima operazione è consistita nella sostituzione dei perni in ferro con perni in argento; la seconda, invece, saldando in argento due nuovi ganci sulle rispettive mancanze, questo è stato svolto previa rimozione dei residui di una precedente saldatura a stagno. La saldatura in argento è stata condotta tramite piastrine dello stesso metallo al pinnacolo, scegliendo una lega saldate di tipo argentale che, per il minor contenuto d' argento, garantisce una bassa resistenza alla saldatura. I ganci costruiti ex novo sono stati debitamente marchiati il logo personale e datati 1999.
Il rimontaggio è stato eseguito in base alla restituzione grafica della precedente smontaggio